Le misure di lockdown applicate in Italia, Spagna e Gran Bretagna hanno causato un incremento delle osservazioni degli uccelli in ambiente urbano ed impattato in maniera consistente sulla Citizen Science.
I lockdowns hanno rappresentato un’importante misura di contenimento per fronteggiare la pandemia di COVID-19. Tali limitazioni ai movimenti delle persone hanno, senz’altro, impattato sulla Citizen Science, da un lato limitando la possibilità dei cittadini a raccogliere dati sul campo ma, al contempo, incrementando l’interesse per la biodiversità “a km 0”.
Molte associazioni e realtà locali (quali, ad esempio, per l’Italia, EBN e K’ Nature) hanno incoraggiato il pubblico a raccogliere e condividere le osservazioni di uccelli effettuate dalle proprie abitazioni.
Gheppio. Foto di Valerio Russo.
Il nostro studio “Birds seen and not seen during the COVID-19 pandemic: The impact of lockdown measures on citizen science bird observations” – recentemente pubblicato dalla importante rivista scientifica “Biological Conservation” assieme ai colleghi Marco Basile e Nicola Bernardo – è nato per comprendere se, e in che maniera, i lockdowns abbiano influito sui pattern spaziali e temporali delle osservazioni avifaunistiche, uno step necessario per poter interpretare ed utilizzare tali dati correttamente.
Per valutare i probabili cambi spaziali e temporali nella raccolta dei dati abbiamo effettuato una comparazione dei dati raccolti durante i lockdowns con quelli degli anni precedenti avvalendosi delle osservazioni caricate sulla piattaforma iNaturalist per tre paesi europei: Italia, Spagna e Regno Unito (nazioni, tra quelle colpite più duramente durante la prima ondata della pandemia, che hanno adottato misure restrittive in modalità e tempistiche comparabili).
Sparviere. Foto di Valerio Russo.
Lo studio ha mostrato, per ciò che concerne il numero di osservazioni giornaliere, un trend significativo per tutti e tre i paesi posti al centro dell’indagine, ad indicare un aumento delle attività di birdwatching urbano nel corso dei lockdowns.
Nonostante le restrizioni, dunque, i cittadini di tutti e tre i paesi hanno continuato a coltivare il proprio hobby, segnalando le specie di Uccelli avvistate dalla propria finestra, terrazzo o giardino.
Nello specifico, in Italia, rispetto agli anni precedenti, è stato riscontrato un aumento del numero medio giornaliero di osservazioni effettuate in ambiente urbano, mentre si è assistito ad un calo significativo riguardo il numero medio giornaliero dei dati registrati provenienti da birdwatching in ambiente rurale e naturale.
Le restrizioni imposte durante il periodo d’indagine hanno pertanto ostacolato la possibilità di molti birdwatchers di raggiungere i loro “local patches” – luoghi solitamente esplorate nel corso dell’anno, spesso facilmente raggiungibili da casa – situati in aree naturali.
Airone cenerino. Foto di Valerio Russo.
Tale decrescita, invece, non si è verificata nel Regno Unito, per ciò che riguarda le osservazioni registrate in luoghi non urbani.
Lo studio ha, inoltre, esaminato l’esistenza di un effettivo cambiamento nella distribuzione di nuovi record in termini di specie, tra ambiente cittadino e ambiente naturale, dato l’ipotetico cambiamento nello sforzo di campo avvenuto tra i due ambienti.
A tal proposito, differentemente a quanto verificatosi nei precedenti anni, si è evidenziata una brusca interruzione di nuove specie segnalate in aree extraurbane, a causa di un minore sforzo di campo, e un aumento, invece, per quanto riguarda i nuovi record registrati in città, soprattutto per quanto riguarda Italia e Spagna. Anche in questo caso, le osservazioni caricate su iNaturalist dagli utenti del Regno Unito non hanno mostrato cambiamenti significativi.
La discrepanza mostrata nei dati osservati in Italia e Spagna rispetto a quanto avvenuto nel Regno Unito è da attribuirsi principalmente al fatto che in quest’ultimo paese è stato permesso di effettuare attività all’aria aperta e visitare aree più o meno naturali anche durante il lockdown.
Aquila minore. Foto di Valerio Russo.
Sono senz’altro necessari ulteriori studi per comprendere la causa effettiva delle osservazioni di nuove specie in ambiente cittadino, così come per nuovi record in termini di numeri di individui di specie considerate rare. Tra le ipotesi possibili c’è senz’altro quella legata ad un minore disturbo antropico tra strade e palazzi e quella relativa ad un maggiore sforzo di campo in ambiente urbano.
Tale analisi ha, inoltre, evidenziato negli ultimi anni una tendenza positiva nell’utilizzo della piattaforma iNaturalist, sia in termini di dati che di nuovi iscritti, confermando un sempre più forte interesse nella popolazione alla Citizen Science e a tematiche quali la biodiversità urbana e la conservazione delle specie.
Concludendo, questo studio evidenzia ancora una volta due aspetti riguardanti il rapporto uomo-natura: i) la necessità di dover adottare una pianificazione urbanistica e paesaggistica quanto più sostenibile possibile, che valorizzi il verde urbano, importante hotspot per l’avifauna e per la biodiversità cittadina in generale; ii) l’influenza terapeutica che il birdwatching, assieme ad altre attività che consentono un “ricongiungimento” tra uomo e natura, abbia sulle persone, soprattutto in momenti difficili quale un lockdown.