“Dai diamanti non nasce niente, dal letame nascono i fior” diceva De André in uno dei suoi testi più famosi, dando allo sterco una valenza positiva troppo spesso dimenticata.
L’importanza dello stallatico per l’agricoltura è nota sin dall’alba dei tempi e questo prodotto è stato utilizzato da sempre ad ogni latitudine. Se da sempre si sono apprezzate le proprietà di questo fertilizzante naturale per favorire la vita vegetale, meno spesso si è discusso di come, in alcuni specifici casi, il letame possa favorire anche la vita animale.
Si parla ovviamente di situazioni contestualizzate infatti, non va dimenticato come uso e accumulo eccessivo delle deiezioni animali possano rappresentare una delle principali fonti di inquinamento in aree a vocazione agricola.
È proprio di una situazione specifica però che vogliamo parlare in questa nostra breve riflessione.
In aree (particolarmente in quelle martoriate da un’agricoltura di tipo intensivo) dove le fonti di foraggiamento naturali sono sempre più scarse, specie in periodi di magra quali i mesi invernali, i cumuli di letame – eccellenti attrattori per grandi numeri di Insetti – possono rappresentare un mini hot-spot di biodiversità avifaunistica e, di conseguenza, interessanti punti per praticare il birdwatching (se si resiste all’odore non troppo piacevole…ed in questo caso la mascherina alla quale ci siamo così tanto abituati può risultare utilissima!).
La scorsa settimana ci siamo trovati ad approfittare proprio di una di queste situazioni: di ritorno dal Parco Nazionale del Cilento, Vallo di Diano e Alburni (nel quale siamo impegnati con il monitoraggio del Lupo) ci siamo trattenuti per un paio d’ore proprio nel Vallo di Diano con la speranza di effettuare qualche interessante osservazione.
Dopo aver brevemente esplorato la piana, trovando ben poco di interessante, abbiamo notato la presenza di un grosso cumulo di sterco e subito ci siamo avvicinati.
Grazie alle mascherine siamo riusciti a trattenerci per un po’ ad ammirare il via vai di un elevato numero di esemplari di diverse specie di Uccelli.
A farla da padrone, a volte spodestando con prepotenza gli individui di altre specie, le Ballerine bianche (Motacilla alba), presenti in gran numero con esemplari di diversa età.
In totale abbiamo contato ben 9 specie di Passeriformi presenti anche in contemporanea sulla piccola montagnola: Passere d’Italia (Passer italiae), Passere mattugie (Passer montanus), Storni (Sturnus vulgaris), Pispole (Anthus pratensis), Luì piccoli (Phylloscopus collybita), Codirossi spazzacamino (Phoenicurus ochruros) e Saltimpali (Saxicola torquatus)… e siamo sicuri che se avessimo avuto la possibilità di trattenerci più a lungo avremmo facilmente raddoppiato questo numero.
Gli Uccelli, troppo intenti a cercare Insetti di cui nutrirsi, poco si sono degnati della nostra presenza dandoci la possibilità di osservarli e fotografarli a distanza ravvicinata.
È evidente come, particolarmente nel periodo invernale durante il quale procacciarsi il cibo è un’impresa veramente ardua (in particolare per gli insettivori) situazioni del genere possano rappresentare per gli Uccelli vere e proprie oasi in cui rifocillarsi.
Al contempo questi depositi possono regalare, a quei birdwatchers che sapranno tapparsi il naso per qualche minuto, possibilità veramente interessanti per effettuare le proprie osservazioni.