Negli ultimi 50 anni, a livello globale, il consumo di pesce, crostacei e frutti di mare è raddoppiato incidendo in maniera significativa sulla sostenibilità dell’industria della pesca (FAO, 2016).

Questo aumento nel consumo va di pari passo con l’impoverimento degli stock ittici di mezzo mondo.

In un’ottica di sostenibilità andrebbe compreso che, se si vuole continuare a consumare pesce ed altri prodotti della pesca, senza lasciare in eredità ai nostri figli un mare popolato principalmente dalla plastica (studi recenti stimano che, senza un cambiamento radicale dell’economia umana, entro il 2050 avremo gli oceani con più plastica che pesci), ogni acquisto debba essere fatto con coscienza.

Napoli, come praticamente tutte le città del Mediterraneo, ha sempre avuto un rapporto strettissimo con la pesca sia a livello economico che a livello gastronomico. Se ci concentriamo sulla situazione nazionale vediamo come è proprio nel Sud Italia che si consuma il numero più alto pro capite di prodotti ittici.

Spigola (Dicentrarchus labrax).

Ma veniamo al dunque; da qualche anno a questa parte i social network, Facebook ed Instagram su tutti, sono stati invasi da contenuti di pescherie di Napoli e provincia che si sfidano tra di loro esibendo quantità industriali di pescato a prezzi sempre più bassi.

Il punto è che la merce mostrata raramente presenta il prezzo (che orgogliosamente viene urlato a gran voce nei video) e, nella maggior parte dei casi, nemmeno l’etichetta, obbligatoria per legge dal 2014, indicante specie, metodo di pesca, zona di cattura FAO, etc.

Montagne e montagne di pesci e crostacei vengono mostrate con fierezza e viene fatto vanto dei prezzi stracciati (alici a meno di 1 euro al kg, astici a 20 euro, triglie a 7 euro, solo per citarne alcuni…). In una guerra dove le bombe sono rappresentate dalle dirette sui social, gli sfidanti si scontrano abbassando sempre di più il prezzo della merce.

Com’è possibile vendere questi prodotti a prezzi così bassi? Da dove vengono questi pesci? Con che tecniche di pesca sono stati catturati? È possibile commerciarne in quantità così spropositate senza impattare in maniera irreversibile sull’ecosistema marino?

Sono domande che dovremmo porci, sempre e comunque, noi consumatori ma, in primis, gli addetti ai controlli. Possibile che potenziali irregolarità che vengono compiute così, alla luce del sole, siano solo raramente sanzionate? Possibile che a notare che ci sia qualcosa che non vada ci siano solo pochi, sparuti, cittadini?

Possibile che, tra le decine di migliaia di visualizzazioni di ogni contenuto online, non ci sia nessun rappresentante delle forze dell’ordine a notare qualcosa di, quantomeno, insolito?

Pescato fotografato al Mercato di Santa Caterina di Barcellona con apposita etichetta informativa.

Ultimamente, per fortuna, è sempre più comune tra l’opinione pubblica il tema della sostenibilità ambientale. Rimanendo in questo specifico ambito si sente più spesso parlare – ricordiamo le campagne del WWF e di Greenpeace a riguardo – di necessità di acquisti sostenibili, dello scegliere pesce “povero”, locale e di stagione. Tutto giustissimo e tutto estremamente importante.

È altrettanto importante però che i controlli sulla commercializzazione del pescato siano però continui e maggiormente efficienti rispetto a quelli attuali, magari abbinando ai controlli in strada anche “controlli virtuali” sulle piattaforme social.

Lo scenario preoccupante riguardante le irregolarità nel mercato di pesce e affini era stato già ampliamente documentato da Greenpeace nel 2016; a distanza di 4 anni, perlomeno nel capoluogo campano, la situazione non sembra aver visto un particolare miglioramento, anzi…

In questo periodo di festività natalizie, più che mai, in cui il consumo di prodotti ittici incrementa esponenzialmente (e con esso il rischio di frode) ognuno di noi può fare la sua parte scegliendo consapevolmente dove e cosa acquistare.

Vedere banchi di pesce ricolmi di mercanzia dalla dubbia provenienza, mentre i nostri mari risultano essere sempre meno ricchi, non è più tollerabile.

Scampo (Nephrops norvegicus).

Condividi: