Il rapporto che lega i soci di K’ Nature e il Centro Musei delle Scienze Naturali e Fisiche di Napoli è una connessione che inizia più di venti anni orsono. È proprio tra queste sale e tra questi reperti che i soci hanno cominciato ad approfondire il loro legame con le Scienze Naturali in tenerissima età, per poi fortificarlo nel corso della loro formazione accademica.
Proprio per questo siamo entusiasti di annunciare l’avvio della nostra collaborazione con il Centro Musei delle Scienze Naturali e Fisiche di Napoli dell’Università di Napoli Federico II per quello che concerne le attività didattiche e divulgative dei 5 musei.
Sala degli Invertebrati - Museo di Paleontologia.
Il Centro Museale, istituito nel 1992, è ubicato in due sedi nel pieno centro storico di Napoli: l’antico Collegio massimo dei Gesuiti in via Mezzocannone 8 – con i Musei di Zoologia, Mineralogia, Antropologia e Fisica – e il Complesso di San Marcellino e Festo – con il Museo di Paleontologia.
Questo vanta un altissimo valore scientifico e storico, grazie ad una collezione complessiva di circa 300.000 reperti provenienti da ogni angolo del mondo e di un notevole interesse architettonico legato all’indiscutibile bellezza di molte delle aree espositive.
In attesa di approfondire – in una specifica sezione del nostro sito web che sarà prestissimo online – quelle che saranno le attività didattiche, per scuole di ogni ordine e grado, e quelle divulgative, dedicate a cittadini e turisti di ogni età, vi presentiamo brevemente i musei del Centro.
MUSEO ZOOLOGICO
Il Museo Zoologico fu fondato nel 1813 su espressa volontà del re Gioacchino Murat. Le prime collezioni furono allestite dal medico Luigi Petagna in locali dell’ex Collegio Maggiore dei Gesuiti.
Nel 1845 fu inaugurato il Salone Maggiore con attiguo un salone più piccolo. Durante l’800 illustri naturalisti hanno incrementato le collezioni: Giosuè Sangiovanni, Stefano delle Chiaje, Paolo Panceri, Achille Costa.
A Panceri si deve una ricca collezione di scheletri, tra cui i ben noti “elefante di Portici” (Elephas maximus) e la “balena di Taranto“, unico esemplare musealizzato di Balena franca boreale (Eubalaena glacialis) trovata nel Mediterraneo. A Costa si deve una delle più importanti collezioni entomologiche italiane, con circa 100.000 esemplari.
Ad inizio ‘900 Francesco Saverio Monticelli accrebbe le collezioni, ordinandole secondo criteri improntati sulle teorie evolutive, integrandole con la ricca collezione ornitologica del medico Mario Schettino e creando la Collezione Elmintologica Centrale Italiana, di interesse nazionale.
Purtroppo, il Museo subì danni notevoli durante un bombardamento nell’estate del 1943. Nel dopoguerra sarà Mario Salfi a condurre il Museo verso la rinascita, con il restauro dei saloni ed il riordino delle collezioni, dandogli l’assetto in massima parte tutt’oggi visibile ai visitatori.
Salone Maggiore - Museo di Zoologia.
Tra i Mammiferi – 1.000 reperti circa – degni di nota sono ad esempio: un esemplare di Foca monaca (Monachus monachus) proveniente dal Golfo di Napoli; il Wallaby lunato dalla coda unghiuta (Onychogalea lunata) specie estinta dal 1956; i grandi felini, tra cui una Tigre di Sumatra (Panthera tigris sumatrae), raccolti durante un proficuo periodo di collaborazione con il Giardino Zoologico di Napoli. Dallo stesso zoo proviene anche un’Ara di Spix (Cyanopsitta spixii), estinta in natura, che si aggiunge ad una collezione ornitologica di circa 2.400 reperti – e che comprende fra gli altri esemplari trovati proprio nel territorio della città di Napoli come un Pellicano comune (Pelecanus onocrotalus) ed un Gufo reale (Bubo bubo).
Tra i Rettili – circa 900 reperti – si menzionano due teste mummificate di Coccodrillo del Nilo (Crocodylus niloticus) raccolte da Paolo Panceri in una necropoli dedicata a questi animali sacri a El-Maabdeh, durante la sua spedizione in Egitto del 1873-1874.
Diorama dell'Artico - Museo di Zoologia.
REAL MUSEO MINERALOGICO
Istituito nel 1801 da Ferdinando IV di Borbone come importante centro di ricerca per la valorizzazione delle risorse minerarie del Regno di Napoli, il Real Museo Mineralogico ha avuto la possibilità di poter disporre, fin dai primi anni di apertura al pubblico, di preziosi esemplari provenienti dai più importanti giacimenti minerari europei e dai distretti vulcanici della Campania. La sede è nel palazzo detto del Salvatore, Collegio Massimo dei Gesuiti fino al 1767, anno in cui furono allontanati dal Regno di Napoli. La sala principale del Museo è la Biblioteca dell’ex Collegio che nonostante i numerosi interventi di restauro succedutosi negli anni, ha mantenuto l’assetto originario.
L’ottocento ha rappresentato per il Real Museo un periodo di elevato impegno in campo didattico, scientifico e sociale grazie all’opera di Matteo Tondi e Arcangelo Scacchi. Il primo fu direttore dal 1815 al 1835, il secondo dal 1844 al 1892. Fu soprattutto Arcangelo Sacchi a dare lustro al museo non solo in campo scientifico ma anche sociale. Tra gli avvenimenti culturali ospitati si citano il Congresso degli Scienziati nel 1845 e l’apertura nel 1848 della Camera dei deputati a seguito alla concessione della Costituzione da parte di Ferdinando II. Nell’ottobre del 1860 il Museo fu sede di uno dei 12 seggi in cui si votò per l’annessione al Regno d’Italia. Gravi eventi, naturali e no, hanno interessato il museo nel corso del Novecento provocando lunghi periodi di chiusura.
Il Museo copre attualmente una superficie espositiva di circa 800 m2 che si sviluppa attraverso un ampio Corridoio, il Vestibolo, il Salone Monumentale, la Sala Scacchi e la Sala Parascandola. Il patrimonio museale, costituito da circa 46.000 reperti, è suddiviso in 7 collezioni: Grande collezione, Grandi Cristalli, Vesuviana, Minerali dei Tufi Campani, Meteoriti, Pietre dure, Cristalli Artificiali. A queste poi si aggiungono la collezione di strumenti scientifici, quella delle medaglie coniate nella lava del Vesuvio e la vasta raccolta di libri scientifici, in particolare riguardati le Scienze della Terra e la Chimica. I minerali presenti nel museo sono tutti di rilevante valore scientifico, storico e collezionistico.
Salone Monumentale - Real Museo Mineralogico.
Al Museo si accede attraverso un ampio Corridoio dove sono in esposizione la Collezione degli Strumenti Storici e la Collezione Pietre Dure. Quest’ultima è esposta in tre bacheche circolari che permettono al visitatore di seguire le fasi di lavorazione dalla pietra grezza al prodotto lavorato finito. Si accede poi ad una sala più piccola denominata Vestibolo dove è ospitata la Collezione dei Grandi Cristalli, pezzi unici per grandezza e bellezza, tra cui spicca per dimensioni la coppia di cristalli di quarzo ialino, proveniente dal Madagascar, donata a Carlo di Borbone nel 1740 e trasferita al Museo agli inizi dell’Ottocento.
La principale sala espositiva è il Salone Monumentale che ospita la Grande Collezione. Il nucleo originario della collezione è costituito dai numerosi campioni raccolti dal 1789 da sei giovani mineralogisti nei distretti minerari di tutta Europa a cui poi, nel corso degli anni sono stati aggiunti minerali provenienti da tutto il mondo. I reperti sono disposti in ampie vetrine a parete, che originariamente accoglievano i libri dei Gesuiti, e in bacheche orizzontali fatte costruire negli anni ’50 del Novecento dall’allora direttore Antonio Scherillo.
Adiacente al Salone, una luminosa sala dedicata ad Arcangelo Scacchi ospita la Collezione Vesuviana, di eccezionale valore ed interesse scientifico essendo unica e irripetibile in quanto numerose specie minerali non si generano più. In questa stessa sala sono in esposizione anche la Collezione dei Cristalli Artificiali ed il Medagliere.
Nella sala dedicata ad Antonio Parascandola sono allestite due collezioni: la Collezione Minerali dei Tufi Campani e la Collezione delle Meteoriti costituita da ritrovamenti sia esteri che italiani, tra cui una condrite caduta ad Agrigento nel 1853.
Rodocrosite - Real Museo Mineralogico.
MUSEO DI PALEONTOLOGIA
Quarto per formazione nel Centro Museale, il Museo di Paleontologia è stato istituito nel 1932. La struttura si articola in diverse sale, tra cui la Sala del Grande Capitolo – col suo straordinario pavimento maiolicato settecentesco – conosciuta anche come Sala del Dinosauro, grazie alla presenza del celebre e ben conservato scheletro di Allosaurus fragilis.
Allosaurus fragilis - Museo di Paleontologia.
Il Museo custodisce collezioni di grande rilievo, con un totale di circa 50.000 reperti. Tra questi come non citare i fossili provenienti da diverse località campane, come i pesci fossili di Castellammare, Giffoni Valle Piana e Pietraroja. Ed è proprio in quest’ultimo sito fossilifero che è stato rinvenuto Ciro – scientificamente noto come Scipionyx samniticus – il giovane dinosauro il cui calco si trova proprio all’interno del Museo.
Tra i reperti risalenti a diverse ere geologiche, spiccano inoltre i Mammiferi dell’Era Cenozoica. Tra questi si annoverano lo scheletro completo di Ursus spelaeus, il calco dei palchi di Megaloceros giganteus, la ricostruzione di un Homo neanderthalensis e il cranio di Elephas antiquus italicus, rinvenuto nella Valle del Liri (FR).
Scipionyx samniticus - Museo di Paleontologia.
MUSEO DI ANTROPOLOGIA
Istituito nel 1881, il Museo di Antropologia vanta un patrimonio di oltre 26.000 reperti. Le Collezioni osteologiche, archeologiche ed etnografiche, esposte nelle tre sale in cui si articola il Museo, illustrano l’evoluzione, la biodiversità e le antiche patologie dell’uomo.
Molto interessanti dal punto di vista scientifico i crani affetti da anomalie morfologiche e traumi appartenenti alla Cranioteca di Giustiniano Nicolucci, primo direttore del Museo. Suggestivi i reperti di pelle umana tatuata derivanti dalle ricerche di Abele De Blasio nel campo dell’Antropologia criminale.
Sala espositiva - Museo di Antropologia.
Pregiati bifacciali del Paleolitico, asce neolitiche in pietra levigata, ceramiche dell’Età dei Metalli, scudi africani in pelle e aste cerimoniali dei Maori, provenienti da collezioni ottocentesche e dei primi anni del Novecento, documentano la cultura dell’uomo dalla Preistoria ad oggi. Prestigiosa la Collezione di “maschere facciali modellate sul vivente” realizzate dall’antropologo Lidio Cipriani, raffiguranti 90 uomini e 30 donne di diverse popolazioni africane e asiatiche.
Tra i reperti recentemente esposti, quattro mummie umane sudamericane di epoca precolombiana (tra cui la Mummia da Cobija rinvenuta in Cile): un prezioso archivio biologico e culturale di cui è stato ricostruito l’originario contesto funerario grazie ad un progetto di studio, recupero e conservazione.
Mummia da Cobija - Museo di Antropologia.
MUSEO DI FISICA
Il Museo di Fisica dell’Università di Napoli Federico II, istituito nel 2000, custodisce circa 800 strumenti – essenzialmente di origine ottocentesca – la cui storia è strettamente legata alle vicende storiche della città di Napoli e della sua Università.
Questo vanta anche strumenti scientifici giunti a Napoli nel 1734 al seguito di Carlo di Borbone, patrimonio che si arricchì di numerose altre strumentazioni acquistate sia in Italia che all’estero assumendo la fisionomia di un vero e proprio Gabinetto fisico.
Con l’Unità d’Italia, le collezioni del Gabinetto Reale furono consegnate all’Università. Fra i reperti ricordiamo il Microscopio di Amici e le bussole di Gambey che, insieme ad altri reperti, costituiscono l’attuale “Collezione della Casa Reale Borbonica”. Il Museo espone anche gli strumenti utilizzati dal fisico Macedonio Melloni, chiamato nel 1839 a dirigere il nascente Osservatorio Meteorologico e Vesuviano.
Sala espositiva - Museo di Fisica.
Di notevole importanza sono anche le strumentazioni ottiche del Gabinetto Fisico universitario, fondato nel 1811 da Gioacchino Murat. Di questa raccolta originaria sono ancora custoditi alcuni Caleidoscopi, le Anamorfosi a prospettiva conica e cilindrica e la Camera chiara realizzata dal de Conciliis.
Con la direzione di Gilberto Govi, il Gabinetto di Fisica si arricchì di apparecchi di altissima precisione come il Catetometro, la Macchina a dividere e la Bilancia Deleuil. Ulteriori importanti strumentazioni vennero in seguito acquisite da Emilio Villari: l’Elettrometro a quadrante e la Bussola reometrica, strumenti che è possibile tuttora ammirare al Museo di Fisica.
All’interno della collezione museale si menzionano inoltre la lente obiettiva per cannocchiale di Evangelista Torricelli del ‘600 e la doppia lente ustoria di Brander e Hӧschel del ‘700.
Doppia lente ustoria - Museo di Fisica.
Consigliamo davvero a tutti di approfondire, in compagnia dei nostri operatori, la conoscenza del patrimonio unico rappresentato dal Centro Museale delle Scienze Naturali e Fisiche e dalle sue collezioni.
Per richiedere informazioni riguardo il Centro Museale e le attività didattiche ad esso legato, contattaci attraverso la seguente contact form: