Il complesso montuoso del Monte Fionchi (1337 metri s.l.m., Spoleto), tra la fertile ed umida Valnerina e le valli di Spoleto, ospita diversi tipi di habitat caratteristici della macchia mediterranea ed è una delle mete preferite dei nostri trekking.
I boschi di Leccio (Quercus ilex) e Roverella (Quercus pubescens), gli arbusteti di Ginepro rosso, Rovi e Rosa canina, oltre a prati sommitali con elevata varietà di fiori e piante erbacee e diversità di orchidee selvatiche, gli conferiscono un fascino particolare ed unico nella zona.
Il Monte Fionchi è caratterizzato dalla particolarità geologica di marne stratificate con spessori e percentuali variabili di argilla e calcare che impediscono all’acqua di penetrare in profondità, dando origine ad una moltitudine di sorgenti naturali più o meno generose che in alcuni casi sono state trasformate dall’uomo in fontanili.
La presenza di numerose zone umide, sia naturali che create dall’uomo, rende possibile la diffusione di diversi Anfibi sul Monte Fionchi, dove persino la Salamandrina dagli occhiali settentrionale (Salamandrina perspicillata) riesce ad avere presenza stabile in aree con scarsa copertura arborea.
Durante il nostro ultimo trekking sul Monte Fionchi nel mese di settembre, oltre ad aver osservato una moltitudine di insetti, fiori ed uccelli, ci siamo imbattuti in una Rana appenninica (Rana italica) dal colore particolarmente chiaro.
La Rana italica (gruppo delle rane rosse) è considerata un endemismo, quindi una specie presente esclusivamente lungo la nostra penisola. Predilige torrenti, ruscelli e abbeveratoi con acqua perenne e limpida, spesso con la presenza di copertura arborea. Questo Anfibio è attivo durante tutto l’anno, nei mesi più freddi si rifugia in piccoli anfratti che circondano il bacino idrico, ma può essere osservato in accoppiamento anche nel mese di gennaio con temperature proibitive per molte altre specie.
Di seguito una foto che ritrae un individuo con colorazione più comune, presente nel medesimo sito.
La specie presenta dimorfismo sessuale nella dimensione (maschi più piccoli) e nella colorazione, con femmine di colore rossiccio e maschi che tendono al grigio o al marrone chiaro. Questa differenza è particolarmente accentuata durante il periodo riproduttivo. La pelle della rana può cambiare colore grazie alla presenza di cellule chiamate cromatofori e questo cambiamento può essere influenzato da una maggiore attività ormonale nel periodo riproduttivo, oppure da fattori esterni come l’irraggiamento solare e la temperatura.
L’insolita colorazione chiara della rana trovata durante il trekking di settembre avrebbe potuto trarci in inganno, facendoci pensare ad un maschio in periodo riproduttivo, che però cade fra febbraio ed aprile.
Il ritrovamento della rana in un fontanile esposto al sole, con una temperatura esterna di circa 28°C, ci ha fatto dunque ipotizzare che la rana abbia modificato il colore della sua pelle, che rientra comunque nella variabilità naturale della specie, per meglio sopportare l’intenso irraggiamento solare.
Ricordiamo che a breve riprenderanno le escursioni naturalistiche in Umbria, alla scoperta della sorprendente biodiversità dei Monti Martani, della bassa Valnerina e di nuove aree naturali da esplorare con lo zoologo e guida Riccardo Mattea.