Lo sorso mercoledì eravamo in Calabria, per ragioni lavorative, e abbiamo deciso di esplorare, rapidamente, la zona della foce del Corace (Catanzaro Lido). Quest’area, che si trova a ridosso del lungomare a sud del centro abitato sembrava essere molto interessante e, di fatto, non ci ha deluso.

Dopo aver velocemente indagato l’area della foce (con osservazioni di rilievo delle quali parleremo tra qualche rigo) ci siamo soffermati ad osservare le “mangianze” che, a qualche metro dalla costa, animavano il mare. Tenendoci pronti con la macchina fotografica, con la speranza di immortalare eventuali berte, altri uccelli marini o tonni in azione, ci siamo posizionati sulla strada per avere un buon punto di osservazione rialzato.

La nostra attenzione è stata però subito catturata da una “pinna all’orizzonte”. La pinna, di dimensioni considerevoli, entrava e usciva dall’acqua a circa venti metri dalla spiaggia…la prima sensazione è stata quella di dire “Squalo!”. Dopo alcune foto ed un video dall’alto ci siamo avvicinati con il grosso pesce che continuava a risalire ed inabissarsi rendendo però visibile unicamente la pinna dorsale.

L’assenza di una pinna caudale ed il particolare movimento dell’animale ci hanno fatto quindi pensare di stare osservando un Pesce luna anche se la forma piramidale della pinna continuava a lasciarci qualche dubbio.

Tornati a casa, ancora dubbiosi sull’identificazione, abbiamo contattato immediatamente Emilio Sperone, docente dell’Unical e tra i maggiori esperti di squali in Italia, il quale consultando il video ci ha indicato che quanto da noi ripreso era proprio un Pesce luna (Mola mola) e che, anche se la forma della pinna poteva trarre in inganno portando a pensare ad uno Squalo elefante (Cetorhinus maximus), il tipo di movimento non lasciava dubbio alcuno.

Questo grosso pesce (il più grande pesce osseo in assoluto) ha adulti che possono superare il peso di due tonnellate.  Si tratta di una specie pelagica che compie lunghi spostamenti anche nel corso di una sola giornata. Il Pesce luna si sposta di molto anche all’interno della stessa colonna d’acqua, dalla superficie fino a 200 metri di profondità, per nutrirsi di zooplancton, invertebrati e piccoli pesci.

L’attività di basking, durante la quale il pesce sale in superficie inclinandosi lateralmente per esporsi ai raggi solari (in inglese è difatti conosciuto con il nome di Sunfish), pare essere una strategia per esporre i parassiti alla mercé degli uccelli marini.

Si tratta di una specie che in Mediterraneo, dalle imbarcazioni e a largo, viene avvistata abbastanza spesso, meno frequenti risultano però gli avvistamenti da riva. Non si tratterà di uno squalo ma possiamo sicuramente ritenerci molto contenti dell’osservazione!

Torniamo a parlare però degli abitanti della foce; come anticipato in precedenza anche qui le emozioni non sono mancate in quanto siamo riusciti ad osservare, oltre ad alcune specie più comuni (quali Airone Cenerino, Garzetta, Gabbiano reale, Cappellaccia, etc.), anche alcune specie più interessanti come Gabbiano corso, Gabbianello e Corriere piccolo.

Il Gabbiano corso (Ichthyaetus audouinii), di cui abbiamo osservato 3 individui, ha un areale di distribuzione strettamente mediterraneo, con colonie che prediligono delta fluviali e coste rocciose. In inverno la specie sverna lungo la costa atlantica africana, arrivando fino al Senegal, mentre una parte della popolazione mondiale rimane nel bacino mediterraneo. La popolazione italiana è seconda solo a quella spagnola, che costituisce circa il 90% di quella mondiale.

Il Gabbianello (Hydrocoloeus minutus) invece, di cui erano presenti 5 individui, in Calabria è una specie migratrice regolare, svernante ed estivante. Piccolo rappresentante della famiglia Laridae, questo nidifica formando colonie in aree umide interne, lungo un areale discontinuo che va dalla Bielorussia e la Finlandia fino alla Mongolia e la Siberia.

Infine, il Corriere piccolo (Charadrius dubius), una specie che in Calabria è migratrice regolare e nidificante, è localmente meno raro ma risulta essere ad un maggiore rischio conservazionistico (inserito nella categoria NT – quasi minacciato – della Lista Rossa italiana) principalmente a causa del disturbo antropico nei siti di nidificazione.

Ci auguriamo di poter tornare presto ad esplorare la zona… se in meno di mezz’ora siamo riusciti ad osservare tante specie degne d’interesse siamo curiosi di scoprire cosa potrà venir fuori da analisi più approfondite!

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